Microbi sulla nostra pelle

Microbi sulla nostra pelle 1500 550 Aideco
microbi cute
Tekno scienze

MICROBES ON OUR SKIN

JESSEN CURPEN
Global Training and Biophysics Manager , CIDP, BioPark Mauritius, Phoenix, Mauritius

L’industria cosmetica è molto dinamica ed i suoi “attori” sono sempre in cerca di innovazioni per ottenere un vantaggio competitivo. Negli ultimi tre o quattro anni, gli argomenti legati ad “anti-inquinamento” e “luce blu” sono stati un brusio consistente nel settore ed le industrie cosmetiche hanno lanciato infatti sul mercato molti prodotti protettivi rispetto a questi fattori di stress. Anche se questi due argomenti sono ancora fortemente discussi, è il microbiota che ha acquisito molta importanza negli ultimi due anni ed è quindi diventato uno dei temi più caldi.

Seguendo il Progetto Microbioma Umano (HMP), istituito nel 2008, è stato dimostrato che un essere umano sano è popolato da miliardi di microrganismi. In effetti, la quantità di questi supera di gran lunga quella delle cellule. È interessante notare che sussiste nell’uomo più DNA “alieno” proveniente da questi microrganismi rispetto a vero e proprio DNA umano…

Il microbiota nell’uomo rappresenta tutti i microrganismi, compresi batteri, virus, lieviti e funghi. Questi vivono in simbiosi nel corpo umano e si trovano principalmente nell’intestino, nella cavità nasale e orale e sulla superficie della pelle. Ogni essere umano possiede un microbiota diverso ed unico. Alcuni scienziati sostengono che l’impronta del microbiota individuale potrebbe essere più utile per le indagini forensi rispetto all’impronta genetica.

La maggior parte di questi microrganismi sono presenti dalla nascita e possono variare nel corso della nostra vita, in base a stile di vita, dieta, ambiente e, nel caso del microbioma cutaneo, all’ecosistema locale. Questo include la quantità di sebo, il valore pH cutaneo, il livello di umidità ed altre caratteristiche della pelle. Ad esempio, Propionibacterium e Corynebacterium (Actinobacteria) sono gli organismi dominanti in aree untuose come il viso, mentre Staphylococcus e Streptococcus (Firmicutes) sono predominanti nelle zone umide e calde come le ascelle.

Come noto, la presenza di batteri “buoni” aiuta a tenere sotto controllo la popolazione di batteri “cattivi”. La rimozione dei primi può causare un aumento della popolazione di batteri potenzialmente dannosi.

Questo “film microbiotico” è in grado di proteggere la pelle da altri batteri nocivi. Essendo la prima barriera, è costantemente sottoposta a stress da fattori quali la luce UV, l’inquinamento, i prodotti chimici domestici, ma anche da cosmetici aggressivi.

I prodotti cosmetici tradizionali poco considerano la microflora della pelle. Ad esempio, i conservanti e i tensioattivi, di alcuni di questi prodotti, possono essere molto dannosi per la microflora cutanea. L’eccessiva igiene inoltre ha in questo senso determinato problemi per la pelle ed i prodotti detergenti, specie in passato, portavano all’eliminazione, senza discriminare tra i batteri “buoni” e non.

Visto che avere una microflora cutanea ben bilanciata è importante per la salute e la bellezza della pelle, proteggere l’equilibrio di questo microbioma potrebbe essere una strategia vincente per i prodotti cosmetici.

Questa consapevolezza anche nel consumatore è stata dimostrata dai risultati di un recente sondaggio condotto da “Codif Technologie naturelle”:

  • Il 93% della popolazione intervistata ritiene che il microbiota giochi un ruolo importante sulla salute della pelle
  • L’89% pensa che il microbiota svolga un ruolo importante sulla bellezza della pelle
  • Ed il 75% pensa che sia importante favorire la diversità della microflora della pelle anziché promuovere le principali specie o eliminare la flora meno benefica.

Si discute riguardo all’incorporazione di batteri vivi nei prodotti cosmetici al fine di riequilibrare la cute alterata. Tuttavia, questo concetto è ben lungi dall’essere accettato universalmente dall’industria cosmetica, a causa della scarsa conoscenza della complessa interazione dei batteri con la pelle e della possibilità che alcuni di essi divengano patogeni in caso di ridotta risposta immunitaria o di lesione.

Tuttavia, i claims seguenti sono stati identificati come i più rilevanti relativamente ai prodotti cosmetici che agiscono (o non agiscono) sul microbioma:

  1. Microbiome Friendly: un prodotto cosmetico in grado di non variare la diversità della microflora, ma mantenerla;
  2. Probiotico: un prodotto cosmetico in grado di migliorare la diversità del microbiota attraverso l’aggiunta di estratti provenienti da batteri;
  3. Prebiotico: un prodotto cosmetico in grado di migliorare la diversità del microbiota mediante l’aggiunta di prodotti attivi (batteri non viventi) che si traduce in un miglioramento della flora microbiota.

Aggettivare un prodotto cosmetico è facile, ma sostenere questo tipo di affermazioni è complicato.

Le tecniche tradizionali in cultura sono state utilizzate a lungo per identificare e quantificare le specie batteriche. Queste tecniche però a volte possono essere difficili da interpretare e sono in grado di focalizzarsi principalmente su singole specie invece che sulla comunità microbica. Pertanto, nuove tecniche quali l’amplificazione del DNA, le tecnologie di sequenziamento e gli strumenti computazionali, stanno assumendo una rilevanza sempre maggiore. Robe P. et al. (2016), hanno dimostrato l’efficacia di metodi quali l’ARISA (Automated Ribosomal Intergenic Spacer Analysis), il sequenziamento del gene rRNA 16S o il Whole Gene Sequencing (WGS) come metodologie per la caratterizzazione del microbiota cutaneo ed il monitoraggio della sua evoluzione nel tempo.

Il costo di studio per questi microrganismi è molto alto e solo poche aziende possono permettersi tali indagini, ma ci sono ampie indicazioni per ritenere che queste tecniche diventeranno più accessibili nel prossimo futuro.

Link dell’articolo integrale:

http://www.teknoscienze.com/tks_article/microbes-on-our-skin/

Luglio 2018