Peeling

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tipi peeling

Oggi vanno tanto di moda ma sono trattamenti antichi che la dermatologia moderna ha rivisitato rendendoli duttili metodiche utili al trattamento di tanti inestetismi e condizioni patologiche cutanee. Facciamo il punto della situazione.

Il peeling, come trattamento per levigare e migliorare l’aspetto della cute, è conosciuto fin dall’antichità.

Con tale termine in dermatologia si intende una metodica atta ad eliminare per esfoliazione le cellule dell’epidermide.

L’etimologia del termine (dall’inglese “to peel” = spellare) indica infatti l’allontanamento degli strati più superficiali fino a quelli più profondi, dell’epidermide e del derma, che può avvenire per meccanismo chimico, attraverso l’applicazione di uno o più acidi sulla cute, o fisico, con mezzi fisici meccanici, quali dermoabrasione, microdermoabrasione, laserterapia.

Il peeling chimico è una tecnica medico-estetica che utilizza sostanze cosiddette cheratolitiche le quali non possiedono azione sulla proliferazione cellulare bensì solo sulla eliminazione delle cellule diminuendo l’adesione intercorneo- e intercheratinocitaria. La finalità dei peeling è quella di indurre una reazione esfoliativa più o meno marcata ed il successivo processo di rigenerazione tessutale.

A seconda della profondità raggiunta dalla sostanza usata si possono distinguere:

  • Molto superficiale: coinvolge solo l’epidermide (strato corneo e granuloso)
  • Superficiale: coinvolge l’epidermide fino allo strato basale
  • Medio: coinvolge l’epidermide e il derma papillare
  • Profondo: crea necrosi dell’epidermide, del derma papillare e può estendersi fino al derma reticolare.

Nella tabella 1 oltre alle diverse tipologie di peeling e ai corrispondenti livelli di profondità, vengono riportate le principali indicazioni cutanee corrispondenti.

Tabella 1

Tipo di peeling       Livelli di profonditàPrincipali indicazioni

Molto

Superficiale

Strato corneo

Strato granuloso

Seborrea, acne comedonica e comedonico-microcistica
SuperficialeFino al derma papillareLievi esiti cicatriziali, photoaging iniziale, rughe superficiali
MedioCompreso il derma papillareCicatrici acneiche, melasma superficiale e medio-superficiale, iniziali stati discheratosici
ProfondoDerma reticolare superioreRughe medio-profonde, cheratosi, cicatrici profonde

Peeling molto superficiali: interviene solo nello strato più superficiale della pelle e si esegue con applicazione di soluzioni di acido glicolico oppure di acido mandelico eventualmente addizionato a sostanze depigmentanti.

Entrambi appartengono alla categoria degli alfa-idrossiacidi (AHA) come anche l’acido lattico, derivato dal latte, l’acido citrico, dagli agrumi, l’acido tartarico, dal vino, l’acido malico, dalle mele.

Questa tipologia di peeling viene utilizzata per aiutare a rimuovere l’opacità cutanea e quindi aiuta a restituire la giusta luminosità al volto; inoltre può attenuare le pigmentazione superficiali ed anche le fini rugosità.

Peeling Superficiale: viene effettuato con vari tipi di sostanze come ad esempio:

  • Acido Salicilico
  • Acido Glicolico
  • Acido Lattico
  • Acido piruvico

Peeling medi: che possono arrivare alla distruzione epidermica totale e alla distruzione parziale del derma papillare.

Peeling profondi:che possono arrivare alla distruzione del derma fino allo strato reticolare medio.

L’acido glicolico è un alfa idrossiacido, possiede blanda azione cheratolitica, agisce riducendo la cosine dei corneociti neoformati a livello dello strato corneo profondo.

Esplica perciò la sua azione solo in 1 particolare stadio del processo cheratinogenetico. Possiede inoltre attività inibente nei confronti di enzimi come la fosfatasi, la solfatasi, e perciò ostacola la formazione di legami tra i corneociti

L’applicazione di queste sostanze a scopo ambulatoriale prevede concentrazioni tra il 30 e il 70%. Con pH oscillanti tra 0,6 e 2,75 in tre forme: libero, tamponato, parzialmente neutralizzato.

L’acido mandelico è un AHA derivato dalle mandorle, con una struttura particolare che lo rende una sostanza ad azione lenta e progressiva.

 L’indicazione principale al suo uso è per un peeling chimico superficiale-medio che agisce senza procurare bruciore ne’ rossore ma non a discapito dell’efficacia.

Al contrario il principio è particolarmente attivo nella riparazione e riattivazione della pelle invecchiata, ha insite proprietà antibiotiche e si rivela quindi efficace nell’acne infiammatoria non cistica.

Da non sottovalutare, inoltre, le accertate capacità depigmentanti. È definito “il peeling dell’estate” poiché il mandelico non è fotosensibilizzante ed è quindi applicabile in tutte le stagioni.

L’acido salicilico è un acido organico carbossilico con un gruppo idrossilico in posizione beta ,beta-idrossiacido (BHA). Le sue indicazioni vanno dal fotinvecchiamento all’acne papulo-pustolosa di lieve e media entità, alle ipermelanosi epidermiche, alla rosacea. Possiede inoltre azione antibatterica ed antinfiammatoria.

L’acido piruvico è un alfa chetoacido che possiede attività cheratolitica medio-profonda, antimicrobica e sebostatica, il cui meccanismo d’azione non è ben noto ma porta ad una diminuzione della coesione intercheratinocitaria fino a provocare acantolisi.

L’acido tricloroacetico (TCA) è una delle sostanze più usate e studiate per la realizzazione di peeling di media profondità.

Può arrivare, a seconda della concentrazione utilizzata, a distaccare le cellule dello strato dermico reticolare.

L’acido retinoico o tretinoina è il metabolita attivo della vitamina A o retinolo, da cui differisce per la presenza di un gruppo carbossilico  (COOH al posto di CH2OH).

Applicato per via transcutanea è in grado di ripristinare la differenziazione cellulare e l’architettura del tessuto.

Viene spesso impiegato per trattamenti ripetuti per acne e fotoinvecchiamento. 

Tra le indicazioni terapeutiche dei peeling ricordiamo:

  • trattamento dell’acne in fase attiva e dei suoi esiti
  • trattamento delle iperpigmentazioni della cute
  • trattamento del fotinvecchiamento

Tali agenti chimici sopraccitati sono spesso utilizzati in associazione a terapie topiche domiciliari al fine di potenziare l’effetto terapeutico (es. acido retinico, idrochinone) e diminuire gli effetti collaterali ad esso legati (es. cortisonici topici, antinfiammatori).

A volte le varie sostanze sono utilizzate in sequenza nel trattamento ambulatoriale ma possono essere associate a rischio di potenziamento sinergico.
Per ovviare a tale inconveniente già Jessner aveva ipotizzato e poi realizzato una soluzione che associasse più agenti chimici al suo interno in maniera “bilanciata”.

La soluzione di Jessner risultava perciò costituita da:

– resorcina g14

– acido salicilico g14

– acido lattico g14

– etanolo qb a g100

Tale composto aveva il vantaggio di ridurre le concentrazioni e quindi di ridurre la tossicità dei singoli componenti pur sfruttando l’effetto sinergico di questi.
Da tale peeling dotato di azione media ma molto irritante, sono stati nel tempo formulati peeling combinati ciascuno dotato di proprie caratteristiche e mirati a particolari esigenze.
Queste le principali caratteristiche dei peeling moderni che sono sempre più impiegati dai dermatologi perché si sono rivelati strumenti davvero utili per completare le terapie mediche e trattare validamente tutti quegli inestetismi cutanei a cui abbiamo fatto riferimento. È importante che sia il medico dermatologo a scegliere il tipo di peelig più adatto alle esigenze del paziente.