La pelle nelle varie razze umane cambia colore, ma cambia anche altro?

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V PARTE: FISIOLOGIA E PATOLOGIA NELLA PELLE NERA


Conoscere la pelle nera

La pigmentazione dei neri non è uniforme, il colore della pelle tende ad avere diverse sfumature che possono andare dal chiaro più tenue allo scuro più intenso.La regione palmare e plantare, la regione periorbitaria sono pigmentate in modo disomogeneo, e questo può creare dei problemi diagnostici non indifferenti. In una stessa dermatosi possono osservarsi lesioni iper e ipopigmentate associate.Le eczematosi sono ipocromiche o ipercromiche. La pityriasis versicolor può presentarsi sotto una forma iperpigmentata con fini squame nerastre.Una ipopigmentazione è un riscontro abbastanza comune a livello delle regioni mediosternale e laterali del corpo e nei bambini in sovrappeso a livello delle pieghe. La pigmentazione delle zone esposte al sole è spesso più intensa di quella delle zone nascoste.

La pigmentazione delle mucose è ugualmente frequente, non omogenea, irregolare.
A volte si presenta leucoedema, film grigiastro traslucido della mucosa della bocca alla superficie interna della guancia, modificazione benigna della bocca. Corrisponde ad un edema dell’epitelio malpighiano. Le gengive sono frequentemente pigmentate, il colorito varia dal blu al bruno scuro.
Cute sana o cute patologica?

E’ importante, quando si osserva e si studia la cute nera, distinguere le manifestazioni fisiologiche dalle lesioni di natura patologica. Si tratta di condizioni cutanee, prive di significato patologico, che frequentemente possono essere osservate nei soggetti di cute scura, quali:

  • le linee di demarcazione pigmentaria, sono regioni ben definite di passaggio improvviso tra aree contigue, una delle quali è più profondamente pigmentate e l’altra meno. Ne esistono cinque tipi, denominati con le prime lettere dell’alfabeto
  • pigmentazione ungueale, ovvero manifestazioni lineari asintomatiche, longitudinali, di colorito variabile da bruno chiaro a nero a livello delle unghie delle mani e dei piedi
  • macule melanotiche volari, quindi macule pigmentate sulla pianta del piede, di varia forma e distribuzione. La maggioranza mostra aumentato contenuto di melanina solamente nei cheratinotici basali, senza un aumento di tutta la melanina epidermica, anche se non accompagnata da iperplasia melanocitica. La caratteristica è una spiccata variabilità istologica
  • iperpigmentazione palmoplantare, ovvero macchie e chiazze iperpigmentate ma si sono rivelate presenti nel 35% circa dei neri adulti in più del 60% dei soggetti neri con oltre 65 anni di età
  • iperpigmentazione della mucosa orale che è una deposizione fisiologica di melanina, di colorito da bruno chiaro a quasi nero e può presentarsi diffusa, a chiazze o lineare, quasi sempre bilaterale. Spesso sono coinvolte le gengive, il palato duro e la mucosa della lingua
  • chiazze mongoliche, sono molto frequenti nei neonati asiatici e polinesiani; queste macchie mal limitate di colore blu chiaro o grigio ardesia sono presenti nel 90% dei bambini neri sul dorso e sono dovute all’accumulo di melanociti nel derma
  • leucoedema; caratterizzato da chiazze di colorito da bianco opalescente a grigio sulla mucosa orale
  • “pits” palmoplantari, piccole papule ipercheratosiche limitate alle pieghe palmari. 
Specialmente in un momento storico come quello attuale, nel quale i flussi migratori sono intensi e spesso disorganizzati, è molto utile riconoscere e condividere le diversità, nel tentativo di fare chiarezza, migliorare le proprie conoscenze, offrire servizi e riferire risposte adeguate. Margaret Mead (Filadelfia, 16 dicembre 1901 – New York, 15 novembre 1978), una celebre antropologa statunitense, aveva con questa frase ben individuato la questione di fondo: “Ovunque si incontrino esseri umani, si incontra anche l’umana curiosità per gli altri: gli “altri” che vivono al di là del monte, nella valle vicina, dall’altra parte dell’isola. Anche i più sprovveduti selvaggi delle montagne della Nuova Guinea, o delle foreste del Sudamerica, sanno dell’esistenza di “altri” diversi da loro, di gente che ha un altro aspetto, cammina in un altro modo e parla un’altra lingua. Se li possono avvicinare senza correre rischi, trovano che questi altri hanno persino odore diverso perché mangiano cibi diversi e usano sostanze diverse per la pelle e i capelli. Questi piccoli raggruppamenti umani, che vivono in un loro mondo ristretto, come devono aver vissuto un tempo gli uomini delle origini, cioè i nostri remoti antenati, conoscono gli altri sotto nomi particolari, mentre molto spesso chiamano se stessi semplicemente “gli uomini”. Non hanno nessuna idea di quanto sia grande il mondo.” (Popoli e paesi, Feltrinelli 1995).