Dermatite seborroica, conosciamola meglio

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La D.S. è una patologia cronico-recidivante, che si localizza generalmente su viso, cuoio capelluto, area presternale, ascelle, inguine e genitali esterni.

Già ai tempi di Galeno (circa 150 d.C.) si parlava di questa alterazione cutanea ed era definita “steatorrea” ossia flusso di sebo. Poi nel 1870 fu ben descritta dal dermatologo austriaco Ferdinand Ritter Von Hebra come “seborrea oleosa” e nel 1886 il Dr. Paul Gerson Unna pubblicò un importante studio sulla malattia, dando il via a studi più specifici e proponendo soluzioni più efficaci.

Una risposta esagerata delle ghiandole sebacee agli ormoni androgenetici sul piano clinico determina la seborrea. In realtà il tasso plasmatico dei questi ormoni è spesso nella norma in soggetti seborroici; questo suggerisce il concetto di “disendrocrinia” (funzionamento alterato o irregolare delle ghiandole endocrine) basata però non solo sulle alterate produzioni ormonali, ma anche sulla loro errata utilizzazione.

Nell’insorgenza della D.S., accanto al ruolo favorente del sebo legato più ad un accumulo che ad un’iperproduzione, sono stati nel tempo presi in considerazione altri numerosi fattori:

  • Biochimici, deficit enzimatico delle denaturasi, che trasformano gli acidi grassi saturi in acidi grassi insaturi alterando cosi il metabolismo del sebo;
  • Infettivi, spesso la D.S. è causata da un fungo (o meglio un lievito) denominato Malassezia furfur che provoca irritazione della pelle; inoltre, in seguito allo sfaldamento accelerato a cui le cellule epidermiche sono sottoposte, si determina la presenza di squame untuose di colore giallo, che spesso si manifestano sotto forma di “piccole croste”;
  • Neurologici, sono stati ipotizzati come fattori neurologici scatenanti malattie come Parkinson e relative riacutizzazioni nei momenti di forte stress.

La D.S. comprende un ampio spettro di varianti cliniche:

  • Eczematide seborroica, forma lieve che si manifesta con chiazze eritemato-squamose nettamente delimitate;
  • Eczema seborroico localizzato, caratterizzato da lesioni infiammatorie rosso-giallastre, a margini netti e irregolari, lievemente infiltrate e ricoperte da squame untuose;
  • Eczema seborroico intertriginoso, contraddistinto da eritemi di varia grandezza, relativamente ben delimitati, sporadici e recidivanti, alle ascelle o all’inguine.

Questa patologia della pelle è molto diffusa e colpisce circa il 5% dell’intera popolazione mondiale. Di questi il 90% dei casi è riscontrabile nei paesi occidentali, il 6% nel continente africano ed il restante 4% nel resto del mondo. I picchi sono registrati durante l’età infantile, adolescenziale (nella maggior parte delle volte) e nella mezza età.

Se la malattia inizia durante la fascia infantile, è più alto il rischio che rimanga permanente a vita, se invece inizia durante la fascia adolescenziale, in genere si risolve col passare degli anni.

La terapia può essere sia topica che sistemica, a seconda dell’estensione e della gravità del quadro clinico. Spesso per contrastare ed eliminare la D.S. si usano gli antimicotici, in grado di distruggere la membrana cellulare del fungo connesso all’insorgenza.

I più utilizzati sono:

  • Ketaconazolo, composto azolico che inibisce la lanosterolo C-14 demetilasi, bloccando la sintesi dell’ergosterolo, uno sterolo (componente della membrana cellulare del fungo);
  • Ciclopiroxolamina, antimicotico ad ampio spettro d’azione nei confronti dei lieviti; il suo specifico meccanismo d’azione prevede un’interferenza sull’uptake e sull’accumulo degli ioni ferrici, prodotti necessari alla sintesi delle membrane cellulari fungine; oltre all’azione antifungina, possiede anche attività anti-infiammatoria;
  • Piroctolamina: sale etanolammina dell’acido idrossammico piroctone; fa parte degli antimicotici non imidazolici ed è una molecola dotata di azione antimicrobica e antiossidante.

In aggiunta agli antimicotici sono presenti sul mercato emulsioni e creme generalmente contenenti sostanze ad azione antinfiammatoria e seboregolatrice, come è il caso del Selenio, dello Zinco Piritione ed il Cloruro di Stronzio.

I farmaci topici cortisonici hanno una rapida azione antinfiammatoria, ma vanno utilizzati per brevissimi periodi e sotto la guida del proprio dermatologo, per evitarne i possibili effetti collaterali.

In alcuni casi il solo impiego di antimicotici può apportare benefici anche grazie alla loro azione antinfiammatoria.

Accanto all’uso dei medicinali, è consigliata la sinergia con prodotti cosmetici. In particolare è molto importante fornire sostanze ad attività lenitiva e sebo-regolatrice che siano ben tollerate e che non ingenerino fenomeni rebound alla loro sospensione.

E’ sempre comunque consigliabile affidarsi ai consigli del proprio specialista in dermatologia di fiducia.