Il sole ha diversi effetti positivi sull’organismo umano: regala buonumore, modula il sistema immunitario, migliora alcune patologie cutanee come la psoriasi o il lichen e stimola, inoltre, la produzione della vitamina D, indispensabile per il metabolismo osseo e per il benessere della pelle. Tuttavia l’irradiazione solare, come da anni noto ma non chiarissimo alla popolazione, può provocare alterazioni dermatologiche significative, inclusi i tumori cutanei NMSC (Non Melanoma Skin Cancer, come carcinomi basocellulari e spinocellulari) e il melanoma. Non ultima questione, l’esposizione cumulativa ai raggi ultravioletti costituisce il principale fattore del fotoinvecchiamento cutaneo precoce, caratterizzato da modificazioni istologiche e strutturali del derma.
Un protocollo ottimale di fotoprotezione richiederebbe l’implementazione concomitante di diverse strategie preventive: la preferenza di zone ombreggiate durante le attività all’aperto, l’utilizzo di indumenti con fattore di protezione ultravioletta (UPF) certificato, copricapo con tesa circolare ampia, occhiali con filtri anti-UV e l’applicazione di formulazioni topiche fotoprotettive (BOX 1).
Questa serie di raccomandazioni, tuttavia, si scontra spesso con la realtà quotidiana: nelle attività all’aria aperta, molti preferiscono limitare l’uso di indumenti coprenti, ma piuttosto amano esporsi direttamente ai raggi solari e, quando il clima lo permette, trascorrere lunghi periodi in acqua, situazioni in cui accessori come occhiali e cappello risultano poco compatibili. Fare anche a meno del cosmetico “solare” risulterebbe quantomeno inopportuno per la propria salute. Di conseguenza, i prodotti topici diventano frequentemente l’unica barriera protettiva da adottare.

La complessità dello spettro elettromagnetico solare: oltre la protezione UV
La scelta di un prodotto solare adeguato è un passo cruciale per la protezione della pelle e richiede l’utilizzo di formulazioni con protezione ad ampio spettro, capaci di difendere la cute dai raggi UVA e UVB. La selezione del prodotto per fototipo, inoltre, è altrettanto fondamentale per ottenere una difesa efficace nei confronti del sole (SPF), così come che sia dimostrabile e personalizzata in base alle esigenze specifiche.
Alcune recenti evidenze scientifiche però, suggeriscono che tale protezione non è sufficiente. Numerosi studi avanzati hanno infatti evidenziato come la radiazione infrarossa (IR) e la luce visibile (VL), in particolare nella fascia della luce blu (380–455nm), svolgano ruoli determinanti nei processi di danno cutaneo e fotoinvecchiamento precoce. In particolare:
- La luce visibile, indipendentemente dalle altre componenti della radiazione solare, può generare specie reattive dell’ossigeno (ROS), stimolare la produzione di mediatori pro-infiammatori come le citochine, e favorire l’espressione di metallo-proteinasi (MMP-1), amplificando in sinergia gli effetti dannosi dei raggi ultravioletti.
- La radiazione che risiede nella regione di transizione tra UV e luce visibile (385–405 nm) è responsabile di alterazioni significative nell’espressione genica legata a processi infiammatori, stress ossidativo e senescenza cutanea.
- L’esposizione ai raggi infrarossi e alla luce visibile provoca un aumento nell’espressione delle metalloproteinasi MMP-1 e MMP-9, che, in associazione con la riduzione del pro-collagene di tipo I, dimostra il ruolo di queste radiazioni elettromagnetiche nella degradazione della matrice extracellulare dermica.
- La sinergia tra la luce visibile ad alta energia (HEVL) e i raggi UVA a lunga lunghezza d’onda (UVA1, 340-400 nm) può indurre iperpigmentazione, come ad esempio il melasma.
È evidente dunque che sia auspicabile ampliare il raggio di azione della protezione solare, per coprire l’intero spettro elettromagnetico includendo non solo i raggi UV, al fine di prevenire in modo più efficace il foto-danneggiamento e le sue conseguenze a lungo termine (BOX 2).

Benefici terapeutici della radiazione solare
Parallelamente alle problematiche della fotoprotezione, dal punto di vista dermatologico, è fondamentale ricordare che la radiazione solare costituisce un’importante risorsa terapeutica per numerose patologie cutanee. Questo implica che una protezione totale potrebbe risultare controproducente in specifiche condizioni cliniche, suggerendo l’opportunità di sviluppare sistemi protettivi selettivi che consentano il passaggio delle radiazioni benefiche per determinate condizioni dermatologiche, come dimostrato dall’efficacia dell’esposizione solare nel trattamento di psoriasi, acne, ulcere e altre patologie cutanee.
Ad esempio, l’efficacia terapeutica della luce blu nel trattamento delle lesioni acneiche e dell’acne infiammatoria è stata ampiamente documentata, così come i benefici dell’esposizione controllata in condizioni come psoriasi, eczemi e ulcere diabetiche.
L’osservazione clinica degli effetti positivi della radiazione solare su diverse patologie dermatologiche ha condotto allo sviluppo di una disciplina specifica: la fotobiomodulazione (PBM).
Foto-bio-modulazione: nuove frontiere terapeutiche
La fotobiomodulazione, avvalendosi anche di tecnologie laser a diodi, permette di irradiare la cute con specifiche lunghezze d’onda dello spettro elettromagnetico, comprendenti la luce visibile, la luce rossa (620-700 nm) e l’infrarosso vicino (700-1440 nm), per la terapia di diverse patologie cutanee. Questa metodica è stata applicata con successo anche nel trattamento di disturbi tricologici, incluse forme di alopecia non cicatriziale come l’alopecia androgenetica maschile e femminile, l’alopecia areata, e forme cicatriziali come l’alopecia fibrosante frontale e il lichen planopilaris.
Nel trattamento dell’acne, evidenze scientifiche dimostrano che la PBM può ridurre la produzione sebacea e limitare la perdita di acqua trans-epidermica, oltre ad esercitare un’azione antimicrobica sulla flora batterica locale, in particolare sul Propionibacterium acnes.
L’applicazione della PBM nel ringiovanimento cutaneo trova giustificazione negli effetti di rimodellamento tissutale attraverso la stimolazione della produzione di collagene di tipo 1 e 3 ed elastina. Inoltre, questa metodica può contribuire al miglioramento dei processi di guarigione di ferite e cicatrici, influenzando tutte le fasi della riparazione tissutale e riducendo la componente infiammatoria.
Verso una fotoprotezione personalizzata
Tali considerazioni evidenziano come la fotoprotezione moderna debba garantire protezione dagli effetti nocivi dell’intero spettro elettromagnetico solare, incluse luce blu, visibile e infrarossa, ma al contempo offrire soluzioni specifiche per i pazienti dermatologici che beneficiano dell’assorbimento di determinate bande di radiazione. I prodotti fotoprotettivi destinati a questi utenti devono essere formulazioni complete, arricchite con antiossidanti efficaci, ma selettivamente permeabili alle lunghezze d’onda terapeuticamente utili nelle specifiche condizioni cliniche. Questo approccio giustifica lo sviluppo di una “fotoprotezione dedicata”, personalizzata in base alle caratteristiche della tipologia ed eventuale patologia cutanea presente. Di conseguenza, i prodotti solari destinati al trattamento di acne, rosacea, discromie, cicatrici e fotoinvecchiamento non possono essere rappresentati da formulazioni universali in dermatologia, ma richiedono lo sviluppo di prodotti differenziati, formulati in base alle specifiche esigenze del paziente.
Questa personalizzazione riguarda sia il sistema filtrante, calibrato per consentire il passaggio delle radiazioni benefiche per la specifica dermatosi, sia il sistema veicolante, che può variare da emulsioni o altre forme, ottimizzate per la condizione da trattare.
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