Prodotti di protezione solare

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IV PARTE: SPF E MED

Come ormai da anni si è abituati a verificare sull’etichetta del prodotto solare prima dell’acquisto, è sempre più indispensabile conoscere accuratamente il livello di protezione. Fino a poco tempo fa, la legislazione cosmetica prevedeva l’apposizione di un numero in etichetta, da 4 ad 60-80 ed addirittura oltre, che indica il cosiddetto SPF, ovvero il fattore di protezione solare.

Da poco tempo le raccomandazioni europee in tema di prodotti solari hanno consigliato per l’etichettatura dei prodotti solari, la dicitura in etichetta dei termini: protezione bassa (SPF da 6 a 14.9), media (SPF da 15 a 29.9), alta (SPF da 30 a 59.9) e molto alta (SPF da 50+ a 60 =), nel tentativo di evitare confusione e/o determinare la diffusione di informazioni errate.Il grado di protezione di un filtro solare è dunque espresso dall’SPF (Sun Protection Factor), che indica il rapporto tra la quantità di energia UV necessaria per indurre un minimo eritema percettibile (MED: minima dose eritematogena) sulla cute protetta da filtro solare e quella necessaria per provocare la stessa reazione su cute non protetta. Il valore numerico dell’SPF, come elaborato per la prima volta da Schultze nel 1956, è dato dal rapporto tra il tempo necessario a produrre l’insorgenza dell’eritema sulla cute protetta dal prodotto solare (MED CUTE PROTETTA) e il tempo necessario a produrre la stessa risposta senza protezione (MED CUTE NON PROTETTA) riportato nella seguente formula:

  • SPF = MED CUTE PROTETTA
  • MED CUTE NON PROTETTA

Tuttavia a causa delle differenze tra i metodi sperimentali usati per il calcolo della MED, e della non riproducibilità delle prove, l’industria internazionale ha dovuto ricercare un’unica metodologia che potesse essere utilizzata da tutti e che risolvesse le differenze tra i vari metodi esistenti, quali:

  • USA: Federal Register 58/90 28194-28302 (1993);
  • Europa:Din Norm. 67501 (1984);
  • Australia: AS2604-1983 e AS2604-1986 (revisione)

Basandosi su queste metodologie, il gruppo di lavoro COLIPA (The European Cosmetic Toiletry and Perfurmery Association), costituito nel 1990 da esperti delle maggiori industrie europee e da laboratori esterni di analisi, ha messo a punto un metodo di riferimento standard per la valutazione dell’ SPF.

In realtà, l’SPF valuta un solo parametro, l’eritema, che è legato principalmente all’azione degli UVB mentre la valutazione della protezione verso i raggi UVA rappresenta allo stato attuale delle conoscenze una reale difficoltà nella sua quantificazione; non esiste infetti un parametro biologico facilmente misurabile e universalmente condiviso dalla comunità scientifica che possa rispecchiare tutti gli effetti degli UVA sulla pelle.Attualmente sono indicati tre metodi in vivo per la valutazione e la quantificazione numerica della fotoprotezione nell’UVA:

  • IPD : Immediate Pigment Darkening
  • PPD : Persistent Pigment Darkening
  • UVA – PF : UVA Protection Factor

IPD e PPD misurano il parametro biologico della pigmentazione immediata o permanente. L’UVA – PF misura la minima risposta eritematosa e soprattutto la colorazione persistente.I prodotti per la protezione solare dovrebbero garantire un grado minimo di protezione dai raggi UVB e UVA. Il grado di protezione dovrebbe essere misurato utilizzando metodi di prova standardizzati e riproducibili, oltre a tener conto della fotodegradazione.Il grado minimo di protezione garantito dai prodotti per la protezione solare dovrebbe essere il seguente:

  1. una protezione dagli UVB con un fattore di protezione solare 6 quale ottenuto applicando l’International Sun Protection Factor Test Method (2006) o un grado equivalente di protezione valutato con un metodo in vitro;
  2. una protezione dagli UVA con un fattore di protezione UVA pari a 1/3 del fattore di protezione solare, ottenuto applicando il metodo PPD quale modificato dall’agenzia sanitaria francese Agence française de sécurité sanitaire des produits de santé – Afssaps o un grado equivalente di protezione valutato con un metodo in vitro
  3. la lambda critica, quale miglior parametro strumentale disponibile per valutare la reale protezione solare di un prodotto topico. Ha un importante significato sperimentale poiché ci fornisce una chiara indicazione sull’efficacia protettiva del prodotto solare nei confronti dei raggi UV-A (320-400), in maniera indipendente dal valore di SPF, attribuendo al prodotto in questione un grado di protezione in base al rapporto UVA/UVB in accordo con la scala di Boots. La lambda critica del prodotto è la lunghezza d’onda in corrispondenza della quale l’area della curva di assorbanza spettrale rappresenta il 90% dell’assorbanza totale.

Come già accennato, l’efficacia dei prodotti per la protezione solare dovrebbe essere indicata sull’etichetta mediante la classificazione di categorie quali «bassa», «media», «alta» e «molto alta». Ogni categoria dovrebbe equivalere a un grado specifico di protezione contro i raggi UVB e UVA (TABELLA n. 1).

TABELLA n. 1
Dalla Raccomandazione della Commissione delle Comunità Europee del 22 settembre 2006, (n. 2006/647/CE) sull’efficacia dei prodotti per la protezione solare e sulle relative indicazioni, (pubblicata nella G.U.U.E. 26 settembre 2006, n. L 265, 39-43)

TABELLA n. 1
Classificazione del fototipo secondo Fitzpatrick

La categoria dovrebbe pertanto figurare sull’etichetta in maniera altrettanto visibile del fattore di protezione solare. Dunque dal 2008, proprio per evitare confusione per consumatori, è previsto l’utilizzo delle sole categorie sopra citate.

La molteplicità di numeri utilizzati sulle etichette per indicare i fattori di protezione solare dovrebbe dunque essere ridotta per agevolare il confronto fra i diversi prodotti senza limitare la scelta del consumatore. Si raccomanda dunque la gamma di fattori di protezione solare per ogni categoria.