I derivati dell’alveare nei cosmetici: perché si usano?

I derivati dell’alveare nei cosmetici: perché si usano? 1500 550 Aideco
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INTRODUZIONE

I prodotti dell’alveare sono stati tra i primi rimedi naturali utilizzati nella storia dell’uomo, sin dalle epoche più remote. È noto quanti e quali prodotti, di ormai comprovata efficacia, derivino dall’infaticabile lavoro delle api, dal miele alla pappa reale, alla cera, ecc., utilizzati da sempre con tante finalità: alimentari, terapeutiche, ma anche cosmetiche. In quest’ultimo ambito, i derivati dell’apicoltura variano grandemente per quantità e qualità di utilizzazione: da quelli destinati all’uso di preparazioni casalinghe (le cosiddette “ricette della nonna”), al campo di applicazione della chimica cosmetologica e farmacologica ove vengono impiegati come ingredienti di base di molti prodotti di consumo.

Genere di insetti sociali appartenente alla famiglia delle Apidae (dell’ordine degli Imenotteri), tra le circa 100.000 specie esistenti, le api comunemente allevate dall’uomo sono l’Apis mellifera e l’Apiscerana.  Nella loro organizzazione “sociale”, le cosiddette “api operarie” in poche settimane subiscono diversi cambiamenti fisiologici, funzionali alla produzione di tutte quelle sostanze essenziali per mantenere l’intero alveare in buona salute. Apiterapia ed Apicosmesi sono tra i più importanti campi di applicazione di una pratica empirica e scientifica ormai più che millenaria.

L’APICOSMESI

Utilizza le medesime sostanze dell’Apiterapia (miele, polline, propoli, pappa reale, cera, veleno). Il miele è emolliente, idratante, seboregolatore; la propoli svolge un’azione dermopurificante; il polline un’azione restituiva mentre la cera d’api svolge un’azione protettiva ed emolliente. Attualmente viene utilizzato anche il veleno delle api soprattutto per la sua azione definita “botox-like” e “liftante”. Di seguito vengono riportate le principali caratteristiche di ognuno, con riferimento alla loro specifica funzionalità cosmetica.

IL MIELE(INCI NAME: MEL)

Rappresenta il prodotto dell’alveare più conosciuto e maggiormente utilizzato. Deriva dalla trasformazione del nettare dei fiori nel sacco melario, ad opera di sostanze enzimatiche prodotte nelle ghiandole labiali e ipofaringee dell’ape operaia.La sua composizione è ovviamente determinata da una serie di fattori, come il clima (sole, pioggia, gelo, …), l’esposizione, la natura e l’altitudine del terreno dove l’alveare è posto, il tipo di vegetazione presente, la razza delle api e la salute dell’alveare. 

In linea di massima i componenti principali del miele sono:

  • Acqua, il cui contenuto influenza alcuni importanti parametri; una minor quantità ne ostacola la lavorazione, mentre una maggiore quantità ne facilita la fermentazione
  • Zuccheri, in particolare fruttosio e glucosio
  • Altre sostanze funzionali, quali proteine e grassi, sostanze minerali e vitamine, tutti presenti in piccole quantità; inoltre il miele contiene una serie di enzimi responsabili della sua stessa formazione, della sua composizione e della sua conservazione.

Fin dai tempi più remoti si è affermata la consuetudine di aggiungerlo ai cosmetici, soprattutto per ritardare o combattere gli effetti dell’invecchiamento cutaneo e per il trattamento quotidiano della pelle del viso, delle mani e del corpo.La presenza di modeste quantità di vitamine, proteine, lipidi e l’alta concentrazione di zuccheri idrosolubili, rendono ragione delle sue proprietà emollienti, idratanti, umettanti, lenitive, anti-irritanti e riepitelizzanti. È inoltre utile contro la disidratazione, poiché aiuta a mantenere il corretto tasso di umidità epidermica, creando condizioni ottimali di morbidezza, flessibilità ed elasticità dei tessuti, come altre sostanze note in tal senso (ad esempiola glicerina, il sorbitolo, il lattato di sodio). Grazie alle sue funzionièfrequentemente impiegato nelle formulazioni di prodotti cosmetici ad azione antiaginged è importante il suo utilizzo anche in cosmetici per il buon mantenimento della pelle (creme, latti, gel, bagnoschiuma, saponi). È quindi sostanza utile per uso cosmetico, ricordando di inserirlo nei formulati con le dovute cautele ai fini di una buona conservazione.

IL POLLINE  (O MICROSPORA O GRANULO POLLINICO) (INCI NAME: POLLEN)

È costituito dalle cellule germinali maschili delle piante spermatofite e si trova nelle antere del fiore. Esistono numerosi tipi di polline, in base alla grande varietà di organismi vegetali esistenti. Il compito della raccolta del polline è delle “api raccoglitrici”. Queste depongono il polline raccolto in piccole ceste poste sulle loro zampe. Una volta riempite, le ceste vengono trasportate all’alveare dove cedono il raccolto alle api operaie. A questo punto il polline viene umidificato e ricoperto di miele, per poi essere depositato nelle celle.

Seppur diverso, in base alla sua provenienza botanica,l’elemento fondamentale resta la sua componente proteica, maggiore o minore a seconda dei tipi. In particolare contiene, oltre a circa il 10-20% di acqua:

  • Proteine ed amminoacidi sia liberi che combinati (acido glutammico, triptofano, arginina, cistina, istidina, isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilalanina, treonina e valina)
  • Glucidi, soprattutto glucosio, fruttosio e amido
  • Lipidi, soprattutto in campo cosmetico di rilevante interesse e sinora poco studiata: trigliceridi, acidi grassi liberi (soprattutto insaturi come acido oleico, linoleico e linolenico) ed insaponificabili
  • Sali minerali (tra cui K, Mg, Ca, P) ed oligoelementi, (tra cui S, Mn, Cu, Fe, Cl)
  • Vitamine, quali vitamina A, vitamina B1 (tiamina), vitamina B2 (riboflavina), vitamina B3 (vitamina PP o nicotinamide), vitamina B5 (acido pantotenico), vitamina B6 (piridossina), vitamina B7 (inositolo), vitamina B8 (vitamina H o biotina), vitamina B9 (acido folico), vitamina B12 (cianocobalamina), vitamina C (acido ascorbico), vitamina D (calciferolo), vitamina E (tocoferolo); a queste vanno aggiunti i pigmenti flavonoidici che costituiscono il fattore P; va qui sottolineato che solo i pollini delle api contengono carotenoidi, assenti nei pollini anemofili
  • Ormoni, con un’attività ormonale sia estrogenica che androgenica
  • Enzimi, con presenza di fosfatasi, glucosidasi, catalasi, amilasi (diastasi) ed invertasi (saccarasi).

Inoltre nel polline sono presenti anche alcuni fattori di crescita, sostanze antibiotiche, acidi nucleici e rutina (sostanza attiva sul microcircolo). Da non dimenticare però la presenza in questa miscela di sostanze allergizzanti, per le quali è sconsigliato l’uso di cosmetici contenente polline a soggetti predisposti all’insorgenza di sensibilizzazioni cutanee.

Il polline fermenta in presenza di acqua e quindi il suo impiego in emulsioni cosmetiche richiede l’uso non tal quale, ma sotto forma di appositi estratti. La sua versatilità (solubile in solventi acquosi ed alcolici) ne consente l’uso in molti prodotti cosmetici. È preferibile utilizzare la parte idrosolubile separata da quella liposolubile: la prima è ricca di vitamine idrosolubili ed amminoacidi (metionina e cistina) che giocano un ruolo molto importante,sia per il mantenimento della pelle che dei capelli, la seconda svolge invece un’azione emolliente e seborestitutiva per la cute. Inoltre il polline ristabilisce l’idratazione cutanea, svolge un’azione antiaging ed antirughe, specialmente in caso di pelle precocemente invecchiata. L’estratto lipidico e l’estratto glicolico di polline trovano impiego principalmente in emulsioni (sia A/O che O/A), saponi, syndets, paste.

LA CERA D’API (INCI NAME: CERA ALBA)

La cera viene prodotta quando le api sono costrette a nutrirsi del miele in eccesso. Ricevono il nettare dalle “api bottinatrici” e, non trovando più celle libere per depositare il miele, si posizionano in filamenti pendenti dove trovano spazio libero. Non potendo depositare il miele se ne nutrono ed inizia il processo di trasformazione in cera, con la quale verranno costruiti nuovi favi.

Non è un semplice estere, come le altre cere, bensì una complessa miscela di diversi esteri a lunga catena di acidi liberi ed idrocarburi (esteri di alcoli lineari C24-C36 in miscela con idrocarburi lineari C20-C33) ed è chimicamente stabile, si presenta come una massa di colore dal giallognolo al brunastro ed opaca e, a causa delle impurità, deve essere trattata prima di qualsiasi utilizzo. Il prodotto ottenuto è denominato “cera vergine”. Quando pronta all’uso è untuosa al tatto, di odore gradevole ed aromatico (ricorda il profumo del miele). Grazie ai suoi componenti, è versatilenell’impiego e possiedeproprietà leganti, emulsionanti, idrorepellenti, una considerevole plasticità, una buona emulsionabilità. Per questo viene utilizzata in una vasta gamma di cosmetici, anche perché miscibile con un gran numero di altre sostanze e spesso impiegata come veicolo per le altre sostanze o per modificare le proprietà reologiche del prodotto finito.

Ben tollerata, può essere utilizzata in numerose preparazioni sia anidre che idrate, dagli stick labiali, ai lipoligeli, alle emulsioni (sia A/O che O/A). Come lipide idrorepellente, collabora all’azione dermo-protettiva, evitando un’eccessiva perdita d’acqua transcutanea. È quindi utilizzata nella formulazione di creme emollienti e protettive, creme da massaggio, prodotti per capelli, oltre che ombretti, mascara, matite, lucida labbra e rossetti.

LA PROPOLI (O RESINA O CERA PROPOLI) (INCI NAME: PROPOLIS CERA)

È una miscela resinosa che le api raccolgono dalle gemme e dalla corteccia di alcuni alberi. Dopo questa raccolta, la elaborano aggiungendo cera, polline ed enzimi.  Viene utilizzata dalle api per otturare fessure presenti nell’arnia e per mummificare i corpi dei piccoli insetti predatori entrati incautamente nell’alveare.

Le api utilizzano questo materiale dunque per chiudere i fori, riempire le fessure, restringere le entrate in modo da proteggere la colonia dal freddo, dai numerosi predatori e per sterilizzare le celle prima che l’ape regina vi deponga le uova. Svolge quindi un ruolo di protettore della salute della colonia. Sembra infatti che le api, una volta entrate nell’alveare, debbano passarci attraverso, facendosi disinfettare, evitando in tal modo eventuali epidemie.

Composto complesso ed eterogeneo, contiene molte impurità come residui di foglie, rametti, api morte, etc.  Ha un aspetto ceroso-resinoso, friabile a freddo, malleabile oltre i 30°C, un odore tipico aromatico-resinoso e non è facile veicolarla in un unico solvente. Poco solubile in acqua ed in alcool etilico, propilenglicole e polietilenglicole, è invece solubile in altri solventi, come etere e in acetone. È composto da:

  • Resine
  • Cera e acidi grassi
  • Oli essenziali e sostanze volatili
  • Polline
  • Minerali e composti organici (vitamine, flavonoidi)

In particolare i flavonoidi (flavoni, flavonoidi e flavononi) sono la frazione attiva più interessante e studiata per le sue proprietà. Inoltre sono presenti molte altre sostanze di natura aromatica (fenoli, fenolacidi, alcoli, aldeidi aromatiche, etc) che possiedono importanti proprietà antimicrobiche (acido benzoico, acido ferulico, etc.) ed altri composti (come gli esteri dell’acido caffeico e lo xanterolo) ad azione antimicotica.

Utilizzata principalmente in emulsioni A/O, O/A ed idrogel, viene impiegata prevalentemente nel trattamento topico di pelli “problematiche” (tendenti all’acne, predisposte all’insorgenza di dermatiti), soprattutto per le sue proprietà decongestionanti/lenitive. Viene inoltre inserita nelle formulazioni di prodotti per capelli e cuoio capelluto (shampoo, balsamo e lozioni), per il cavo orale (dentifrici, colluttori), sebonormalizzanti, di protezione solare e doposole ad azione disarrossante e lenitiva, stick protettivi per labbra, prodotti per l’igiene intima. Negli ultimi anni la propoli ha assunto un ruolo di nuovo interesse applicativo come sostanza funzionale in cosmetica ad azione antibatterica e deodorante.

LA PAPPA REALE (INCI NAME: ROYAL JELLY EXTRACT)

È costituita da una secrezione delle ghiandole sopracerebrali delle “api nutrici”, prodotta quando si nutrono in modo eccessivo di polline. La pappa reale è l’alimentazione riservata alle larve fino al terzo giorno di vita, poi somministrato a quelle che diventeranno “ape regina”.

Gli elementi che compongono la pappa reale sono:

  • Acqua, in una quota di circa il 66%
  • Glucidi, tra i quali principalmente glucosio, fruttosio, saccarosio, maltosio, traelosio, erlosio, melibiosio e ribosio
  • Lipidi, tra cui acido palmitico, acido stearico, acido sebacico ed acido pimelico (acidi dioici)
  • Proteine, una gran parte dei quali sottoforma di amminoacidi sia allo stato libero che combinato.La pappa reale è uno dei prodotti qualitativamente più ricchi in amminoacidi
  • Vitamine, presenti in grande quantità, tra cui la vitamina B1 (tiamina), B2 (riboflavina), B3 (nicotinammide o PP), B5 (acido pantotenico), B6 (piridossina), B7 (inositolo), B8 (biotina o H), B9 (acido folico): si riscontra inoltre presenza in piccole quantità di cianocobalamina (B12) ed in piccolissime quantità di vitamina A, C, D, E.
  • Oligoelementi, quali calcio, rame, ferro, fosforo, potassio, silicio, zolfo

Dal punto di vista cosmetologico, la pappa reale viene impiegata innumerose preparazioni cosmetiche, poiché, grazie alle sue proprietà, stimola il metabolismo cellulare, normalizza le secrezioni sebacee, tratta e previene l’invecchiamento cutaneo, restituisce vigore alle pelli atone e migliorain generale le caratteristiche di idratazione ed elasticità della pelle. La pappa reale per uso cosmetico infine è particolarmente indicata per il trattamento della zona perioculare e perilabiale.

IL VELENO D’API (INCI NAME: BEE VENOM)

Sostanza prodotta da ghiandole situate nell’addome dell’ape che viene espulsa con l’aiuto dell’intero apparato dell’aculeo, di cui sono provviste solo le “api operaie” e “l’ape regina”. Al momento della puntura il secreto (contenuto in un grande sacco del veleno mediano, a sua volta alimentato da una ghiandola acida ed una alcalina) viene miscelato ed iniettato nella ferita della vittima. Al veleno si mescola il feromone di allarme (a base di acetato di amile) che attira le altre operaie sulla vittima. Dopo aver usato il suo pungiglione, l’operaia poi muore in pochi minuti, poiché tutto l’apparato del veleno e le viscere vengono strappate dal corpo dell’ape.

Liquido acquoso, limpido, odore aromatico e tipico, è solubile in acqua e sostanze acide, quasi insolubile in alcool, ma con questo si degrada facilmente.

Ad eccezione dei casi di sensibilizzazione, il veleno delle api non determina effetti negativi su cute integra.

Il veleno delle api è principalmente composto da:

  • Istamina, appartenente alla classe di ammine biogene (tra i mediatori chimici dell’infiammazione)
  • Melittina, apitossina, proteina farmacologicamente attiva
  • Fosfolipasi A, un enzima che idrolizza i fosfolipidi
  • Ialuronidasi, complesso enzimatico di natura proteica che depolimerizza l’acido ialuronico facilitando lo scambio dei liquidi attraverso il tessuto connettivale
  • Apamina, peptide basico ricco di zolfo

Negli ultimi anni il veleno delle api viene impiegato in cosmetica come ingrediente ad azione “botoxlike” e “liftante”. Sembra infatti stimolare la produzione di collagene ed elastina, oltre che rilassare la muscolatura presente nel derma. Inoltre possiede proprietà astringenti.

Il frutto dell’incessante lavoro delle api e della pratica umana di antichissima tradizione, lungi dall’essere considerato superato, colloca questi ingredienti ancora oggi tra i più validi alleati per una cosmesi efficace e naturale al tempo stesso.