Scoperti nei primi anni ’80 come prodotti di ‘scarto cellulare’, gli esosomi sono piccole vescicole rilasciate in modo naturale dalle cellule animali e vegetali, che trasportano componenti bioattivi capaci di modulare molti processi sia fisiologici che patologici.
Queste nanovescicole extracellulari, con diametro compreso tra 40 e 200 nm, sono prodotte dalla maggior parte delle cellule, di cui riflettono le caratteristiche, e costituiscono dei veri e propri ‘cargo’ in quanto contengono molecole come proteine, lipidi, e anche frammenti di materiale genetico, come RNA messaggero (mRNA), microRNA (miRNA) e DNA.
Gli esosomi possono essere isolati da diverse fonti cellulari, come cellule staminali di origine vegetale o animale o ottenute per sintesi. La loro capacità di trasportare e trasferire il proprio contenuto tra cellule diverse o tra cellula e ambiente esterno, li rende strumenti promettenti per molteplici applicazioni diagnostiche e terapeutiche.
In particolare, gli esosomi derivati da cellule staminali mesenchimali di derivazione umana (MSC) hanno suscitato notevole interesse soprattutto in campo medico, grazie alle loro potenti proprietà immuno-modulatorie e rigenerative. Diversi studi hanno evidenziato infatti che gli esosomi MSC esercitano effetti antinfiammatori, anti-invecchiamento e di promozione della guarigione delle ferite in modelli in vitro e in vivo, suggerendo il loro uso potenziale come trattamento per una vasta gamma di patologie, dalle malattie autoimmuni a quelle degenerative. Il potenziale terapeutico degli esosomi, particolarmente quelli derivati da cellule staminali, li rende quindi candidati promettenti per approcci rigenerativi in diverse condizioni dermatologiche, incluse ferite croniche refrattarie, ustioni estese, alopecia androgenetica mediante stimolazione delle cellule staminali del follicolo pilifero, riduzione dell’iperpigmentazione post-infiammatoria e attenuazione della fibrosi in cicatrici ipertrofiche o cheloidi.
In ambito estetico, gli esosomi stanno emergendo come attori fondamentali della medicina rigenerativa; il loro razionale di utilizzo è l’influenza sulla matrice extracellulare attraverso la regolazione dell’attività di enzimi chiave come le metalloproteinasi (MMP) e la modulazione della sintesi di componenti strutturali come collagene e fibrillina. Essendo però incorporati in formulazioni classificate attualmente come cosmetici, non possono essere iniettati nella pelle, ma generalmente vengono veicolati attraverso strumenti come penne o microneedling capaci di creare microcanali per raggiungere il derma, oppure combinati a device come radiofrequenze, ultrasuoni o laser, sempre con lo scopo di creare una via di penetrazione ottimale.
Esosomi di origine vegetale o animale, quasi sempre molto costosi, vengono attualmente considerati anche per alcuni prodotti cosmetici con attività vantate (“claims”) che fanno riferimento a riparazione e rigenerazione della pelle, o più specificatamente “antiage”. Dagli estratti vegetali in poi, la scienza cosmetica si è evoluta in modo esponenziale nel tempo, allacciando rapporti sempre più stretti col mondo della medicina rigenerativa, come testimoniato dall’utilizzo delle cellule staminali vegetali e mesenchimali. Gli esosomi rappresentano sicuramente la frontiera più recente di questo affascinante percorso… ma cosa sappiamo per certo su di loro?
Ha senso tutto questo entusiasmo nei confronti degli esosomi? Sicuramente il razionale scientifico alla base è promettente, ma i limiti evidenti sono molti e non di semplice superamento; mancano protocolli standardizzati per il loro isolamento, la loro caratterizzazione e quantificazione, e la variabilità nelle tecniche e nelle fonti cellulari rende difficile comparare i risultati tra studi diversi. I metodi attuali di isolamento, come per esempio ultracentrifugazione e cromatografia, sono laboriosi, richiedono molto tempo e producono basse rese, spesso con contaminanti.
L’eterogeneità degli esosomi è un altro ostacolo importante: la loro composizione e le proprietà funzionali variano significativamente in base al tipo di cellula d’origine e alle condizioni fisiologiche o patologiche, complicando lo sviluppo di terapie mirate e riproducibili. Permangono inoltre preoccupazioni di base riguardo a potenziali effetti immunogenici, trasferimento di molecole oncogeniche, stabilità a lungo termine. Gli studi su modelli animali presentano limitazioni poiché non riflettono pienamente i meccanismi e gli effetti sugli umani, date le differenze significative tra la pelle umana e quella animale. Ultimo aspetto, ma non meno importante, manca un quadro normativo specifico per gli esosomi in dermatologia e cosmetica, e questo crea incertezze circa lo sviluppo commerciale e l’applicazione clinica.
In definitiva, di fronte all’utilizzo sempre più ampio degli esosomi in ambito dermatologico ed estetico, oltre che recentemente anche in quello più prettamente cosmetico, e in considerazione delle numerose comunicazioni non sempre corrette e spesso ingannevoli a riguardo da parte dei key player coinvolti, sarebbe opportuno che la comunità scientifica si adoperasse per sviluppare un’informazione chiara e realistica sulla natura e le evidenze di efficacia e sicurezza ad oggi disponibili, evitando toni sensazionalistici ed iperbolici che mal si adattano ad un solido approccio scientifico.
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