LA CELLULITE
VI PARTE: INDAGINI STRUMENTALI
Il riscontro diagnostico strumentale è d’obbligo poiché consente di porre una diagnosi di presunzione e può offrire utili indicazioni per la prognosi e per l’eventuale successo dei trattamenti proposti. Di fronte ad un processo cellulitico al primo e al secondo stadio, la domanda che va risolta di prima istanza è se si tratta di una forma “pura” di adiposità localizzata o se invece coesistano già i primi segni di una “turba” microcircolatoria distrettuale da stasi, con edema, lipoedema ed iniziale modificazione del volume e della velocità di flusso capillaro-venulare. Mentre negli stadi avanzati della PEFS, l’indagine strumentale rappresenta una conferma della diagnosi, essa è invece d’obbligo nelle fasi iniziali o precliniche, quando ci troviamo di fronte ad una situazione insufficientemente probante sul piano semeiologico clinico.
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V PARTE: METODICHE DI VALUTAZIONE
Esistono numerose metodiche di valutazione per la cellulite.In medicina estetica, la diagnosi viene formulata con un approccio clinico che, attraverso la visita medica, propone un'indagine anamnestica generale e mirata alla domanda ed una serie di valutazioni morfologiche e funzionali (psicologica, morfo-antropometrica, posturale, della capacità fisica, angiologia, degli arti inferiori, ecografica dell'ipoderma, cutanea, ematochimica) che permette nel contesto di un'analisi globale, oltre ad una diagnosi più precisa, di formulare un progetto preventivo generale e distrettuale e di precisare al meglio le possibili modalità correttive del disagio evidenziato.
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IV PARTE: STADIAZIONE CLINICA
Dal punto di vista istopatologico si distinguono quattro momenti evolutivi:
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III PARTE: Pannicolopatia edemato - fibrosclerotica e Adiposità distrettuale
In occasione del sesto Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Estetica nel 1982 Binazzi, Ribuffo, Mian, Carlesimo, Calmieri, Cimenti, Curri, Merlen, hanno chiarito gli aspetti della ricerca fondamentale di questa entità clinica inestetica nella quale bisogna distinguere l’Adiposità Distrettuale (AD) dalla Pannicolopatia Edemato-FibroSclerotica (PEFS).
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II PARTE: EZIOPATOGENESI
Per alcuni autori, tra cui l’ italiano Curri, il primum movens della pannicolopatia edemato-fibrosclerotica risiederebbe in un difetto circolatorio dei vasi settali che porta prima ad uno stato edematoso , poi ad una sclerosi dei setti ed infine ad un alterato metabolismo dei lipociti (Curri,1990). Per altri autori si tratterebbe di una risposta trofica dell’ adipocita a stimoli endocrini e/o neuro endocrini e i danni vascolari, l’edema e la fibrosi, sarebbero causati dalla compressione dovuta all’ ipertrofia stessa del lobulo (Frayn, 1989).
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I PARTE: Introduzione
Da millenni ed ancor di più in epoca moderna, la donna, anche se con cambiamenti nei gusti e nelle mode, ha prestato la massima attenzione alla cura del proprio corpo. In epoche passate, l’essere abbondante era spesso sinonimo di benessere tant’è vero che l’immagine femminile, nell’iconografia classica, era ricca di forme e rotondità. Le parti del corpo maggiormente accentuate erano il seno, il ventre ed i fianchi. Nel corso dei secoli, l’ ideale della donna formosa non si è esaurito, si è rinvigorito soprattutto dal 500 in poi fino ad arrivare ai giorni nostri ove la donna deve possedere le giuste forme, deve essere molto curata e priva di qualsiasi inestetismo. La donna moderna cerca, con ogni mezzo, di contrastare l’evoluzione di quello che oggi rappresenta un’ inestetismo che sempre più spesso diventa una patologia da non sottovalutare, ovvero la cellulite. Il termine cellulite è stato coniato a Parigi, in Francia, agli inizi del Novecento (1922) da Alquier e Pavot. Il termine scientifico di questa affezione, proposto da Binazzi nel 1974, è Pannicolopatia edemato-fibrosclerotica (PEFS).